Il progetto riguarda la ristrutturazione di un piccolo appartamento di 40 mq sito al piano terra (un ex laboratorio/ufficio) di un immobile di fine ‘800 sito nel quartiere residenziale di “San Donato” a Torino
Il nome del quartiere deriva da una chiesetta che durante il primo assedio francese del 1536 venne distrutta. Questo è un antico borgo, che vide dapprima la presenza di latifondi di proprietà religiosa, che attirò numerose iniziative caritative; poi nel XIX secolo con lo sviluppo di alcune grandi industrie come Talmone-Caffarel, lo stabilimento della Pastiglie Leone, il panettonificio “La Torinese”, birrifici come la “Bosio & Caratsch” o la birra Metzger e poi ancora le Ferriere Teksid e la Michelin, più altre officine, divenne meta di molti emigranti veneti, friulani, meridionali e a partire dai primi anni novanta invece soprattutto extracomunitari originari dell’Africa nord/sub sahariana ed negli anni più recenti dall’Est Europa, che conferirono al quartiere una connotazione popolare che tuttora conserva. Da un punto di vista architettonico invece, questo è la zona del liberty torinese; qui si trovano infatti molti villini signorili e palazzi in raffinatissimo stile. Altro elemento che caratterizza oggi questa porzione della città è la Street Art inaugurata nel 2013 con un grande “murales” dell’artista californiano Augustine Kofie e che oggi prosegue con opere, alcune estremamente interessanti, di writer che spesso testimoniano il disagio giovanile.
La localizzazione di questa piccola abitazione come sopra descritto, vicina inoltre sia alla Stazione ferroviaria di Porta Susa che a Piazza Statuto, da cui diparte via Garibaldi anticamente denominata contrada di Dora Grossa, uno degli assi stradali più importanti, che immette nel centro storico della città nonché nel quartiere medievale, è stata uno dei fattori che ha determinato l’acquisto di questo immobile.
L’intervento, da un punto di vista funzionale, doveva rispettare l’esigenza di un’abitazione a destinazione turistica, per locazioni brevi, tipologia questa sempre più diffusa e richiesta a Torino, capoluogo di provincia, che da molti anni sta percorrendo un lungo e faticoso processo di riconversione da città industriale a sede universitaria e polo di attrazione per molti eventi culturali, gastronomici e sportivi.
Dato lo scopo, il progetto doveva avere come requisito quello dell’ottimizzazione delle risorse, dunque si è proceduto per interventi puntuali, circoscritti e recuperando quanto possibile l’esistente. Nello specifico, l’abitazione che nasceva originariamente come laboratorio/ufficio, è caratterizzata da una pianta regolare, con due affacci: un accesso principale da strada che introduce in quella parte dell’alloggio che è stata trasformata in zona giorno e una seconda entrata da cui ci si può immettere attraverso il cortile interno di proprietà condominiale ma usufruibile dagli ospiti e che in origine era il retro bottega, trasformato successivamente in camera da letto; al centro il bagno con antistante disimpegno. Questa zona è stata rivista completamente, divenendo il fulcro del progetto. L’appartamento, che ha conservato l’impianto originario è caratterizzato quindi da 2 aree distinte: una parte più privata ovvero la camera da letto matrimoniale verso il cortile; il bagno (anche ad uso lavanderia) che è stato riprogettato, rendendolo più consono alle esigenze odierne e dotandolo di tutti i comfort; un disimpegno ad esso antistante che è stato minimizzato nelle sue dimensioni; e una parte più pubblica composta dal living utilizzata nella quotidianità e attrezzata con zona cucina, pranzo e un divano/letto, che permette di trasformare il soggiorno in una camera per la notte (come espressamente chiesto dal proprietario). Le nicchie nei muri sono state attrezzate ed utilizzate come armadi e le porte esistenti recuperate ad eccezione di quella del bagno dove, per ragioni di spazio è stata sostituita con una porta scorrevole.
A differenza della modifica dello spazio interno, dare risposte ad esigenze più di carattere emotivo è stata sicuramente la sfida più difficile e stimolante e, come sempre accade in un progetto legato all’abitare, il raggiungimento di questo obiettivo è ciò che realmente può dare un nuovo confort all’ abitante. Le scelte illuminotecniche, di arredo e soprattutto i colori sono state le parti che hanno richiesto maggior tempo e che ci ha visti, io in qualità di progettista ed il cliente in veste di committente, più spesso in disaccordo; ma, se il risultato finale è apprezzabile è anche grazie a questi confronti sempre garbati e costruttivi e al rapporto di fiducia instauratosi, che hanno permesso di trasformare i problemi in opportunità ed il progetto dell’abitare in un’occasione anche di crescita personale.
Una casa che cerca quindi un’armonia tra le dimensioni che impongono l’utilizzo flessibile dello spazio; un approccio anche ludico e poco serioso a ricalcare un momento di leggerezza come dovrebbe essere quello della vacanza ma anche confortevole e rassicurante per regalare momenti di intimità e riposo. Dunque contenuti opposti da mettere in equilibrio, come esempio di ciò che normalmente l’essere umano cerca costantemente di fare ogni giorno.